Ambiente e sicurezza

Decarbonizzazione entro il 2030: il piano dell’Italia

 

Centrale torrevaldaliga civitavecchia

 

Il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ed il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti hanno presentato il SEN 2017 che ha come scopo principale la decarbonizzazione dell’economia dell’Italia, ossia l’uscita del  carbone come fonte di energia elettrica per il nostro Paese.

Il SEN si propone di agire lungo 3 direttrici:

  • la chiusura anticipata delle centrali di carbone;
  • l’impiego di rinnovabili;
  • l’efficienza energetica.

Il Ministro Calenda ha auspicato una fattiva collaborazione tra gli stati membri dell’UE “per evitare di trovarsi poi nella paradossale situazione di importare dall’estero energia prodotta magari con la lignite”.

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1. L’Unione dell’Energia e gli obiettivi del Consiglio Europeo

Il Consiglio Europeo ha definito la propria strategia per il 2030 ed ha posto come obiettivo in materia di emissioni di gas serra, fonti rinnovabili ed efficienza energetica la costituzione di una Unione dell’Energia.

L’Unione dell’Energia è un pacchetto di  misure intraprese dai Paesi dell’Unione Europea con lo scopo di assicurare ai cittadini energia sicura, sostenibile e a prezzi accessibili.

Prevede delle misure specifiche riguardanti 5 settori chiave:

  • la decarbonizzazione;
  • l’efficienza energetica;
  • la sicurezza energetica;
  • il mercato interno dell’energia;
  • ricerca, innovazione e competitività.

Il piano di sviluppo dell’Unione Europea prevede la riduzione dell’emissioni di gas effetto serra rispetto ai livelli raggiunti nel ’90 del :

  • 80% entro il 2050;
  • 60% entro il 2040;
  • 40% entro il 2030.

Le proposte normative elaborate per il 2030 sono:

  • la riduzione vincolante delle emissioni del gas serra almeno del 40% rispetto al livello del ’90 entro il 2030;
  • il miglioramento dell’efficienza energetica almeno del 27%;
  • la quota del 27% dei consumi energetici soddisfatti da rinnovabili.

2. Il gasdotto TAP : l’Italia hub di gas per l’Europa

La SEN mira a rendere il sistema energetico italiano sempre più decarbonizzato.

L’unica fonte fossile che rimarrà sarà il gas, che sarà fondamentale per:

  • ridurre le emissioni;
  • accompagnare l’uscita del carbone.

Rivestirà il ruolo di energia di transizione fino a quando non si sarà risolto il problema dell’intermittenza delle energie rinnovabili, che preoccupa soprattutto i paesi più industrializzati.

“Cruciale per la sicurezza energetica italiana” secondo il titolare del MiSE “è il TAP, che assicurerà il 113% del fabbisogno di energia del nostro Paese”.

Il TAP (Trans Adriatic Pipeline) è per ora uno dei maggiori progetti energetici infrastrutturali che porterà ai mercati energetici europei il gas estratto da Azerbaigan, sul Mar Caspio.

I lavori per la sua realizzazione sono iniziati lo scorso 28 marzo.

A conclusione dei lavori sarà un gasdotto lungo 870 km che:

  • inizierà ai confini fra Grecia e Turchia;
  • passerà per l’Albania;
  • attraverserà il mare Adriatico per circa 100 km, a 25 m di profondità e 800 m di distanza dal litorale;
  • arriverà in Italia.

Sarà basilare per la strategia energetica europea che mira a garantire:

  • la sicurezza
  • la diversificazione

dell’approvvigionamento energetico in Europa.

Il TAP aprirà il “Corridoio Meridionale del Gas” e sarà uno dei 12 corridoi energetici già esistenti dai quali  l’Europa riceve gas naturale, rendendo i suoi approvvigionamenti energetici più flessibili e più sicuri.

Per questo motivo la Commissione Europea, il Parlamento Europeo ed il Consiglio dell’UE gli hanno assegnato lo status di Progetto di Interesse Comune (PCI) secondo le linee guida TEN-E (Trans-European Energy Infrastructure).

I finanziamenti per l’opera sono garantiti in parte  dalla Banca Europea degli Investimenti, quindi dall’UE.

Il costruttore è il consorzio svizzero TAP, le cui aziende azioniste sono:

  • Snam (Italia) al 20%:
  • Bp (Gran Bretagna) al 20%;
  • Socar (Azerbaigian) al 20%;
  • Fluxys (Belgio) al 19%;
  • Enagas (Spagna) al 16%;
  • Axpo (Svizzera) al 5%.

3. Il SEN e l’accordo di Parigi del 2015

Il SEN (Strategia Energetica Nazionale) è il documento che definisce gli obiettivi che si pone il Governo per i prossimi anni per rispettare l’accordo di Parigi.

È preparato dal Ministro dello Sviluppo Economico e dal Ministro dell’Ambiente.

Le scelte energetiche qui riportate avranno i loro riflessi:

  • sulle bollette;
  • sui livelli di emissioni
  • sul tipo di consumi.

L’Accordo di Parigi è un piano d’azione globale finalizzato ad evitare cambiamenti climatici pericolosi.

Mira a ridurre il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto al 1850.

Lo hanno firmato 195 paesi nel dicembre 2015 alla Conferenza sul clima.

Rappresenta il 1° accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale.

Gli obiettivi dell’accordo sono:

  • mantenere l’innalzamento medio della temperatura mondiale ben al di sotto dei 2°C rispetto al livello pre-industriale, ovvero al 1850;
  • limitare tale innalzamento a 1,5°C;
  • far si che le emissioni globali raggiungano il livello massimo prima possibile;
  • procedere successivamente a riduzioni rapide.

Limitare l’aumento medio della temperatura mondiale a 1,5°C vuol dire ridurre notevolmente gli impatti ed i rischi dei cambiamenti climatici.

4. La chiusura delle centrali di carbone

Il SEN prevede la decarbonizzazione anticipata rispetto allo scenario inerziale, che prevede invece che le centrali di carbone diffuse su tutto il territorio nazionale escano dalla scena progressivamente in modo naturale.

Oggi in Italia delle 12 centrali di carbone attive nel 2013 ne restano in funzione solo 8, che si trovano a:

  • Montefalcone  (GO), dell’A2A spa;
  • Brescia, dell’A2A spa;
  • Fusina (VE), dell’ENEL spa;
  • La Spezia, dell’ENEL spa, in chiusura;
  • Torrevaldaliga Nord (nel comune di Civitavecchia), dell’ENEL spa;
  • Brindisi Sud, dell’ENEL spa;
  • Fiumesanto (SS) , dell’EP Produzione spa;
  • Sulcis (CA), dell’ENEL spa.

Di queste la centrale di Brindisi, costituita da 4 unità ciascuna da 660 MW alimentate a carbone, è la più inquinante.

L’Italia presenta una quota di utilizzo di carbone del 12 %, che è molto bassa.

Le centrali del nord chiuderanno nei prossimi anni in modo naturale.

Non così invece per le centrali di Brindisi e della Sardegna.

La decarbonizzazione anticipata costerà 3 miliardi di euro.

Tale cifra è dovuta:

  • ai costi per approvvigionare la Sardegna con un elettrodotto ed il potenziamento delle infrastrutture esistenti;
  • alle spese sostenute per la realizzazione di nuovi impianti e per la riconversione di quelli esistenti;
  • ai stranded cost che andranno corrisposti ai proprietare delle centrali con impianti ancora non ammortizzati;
  • alle spese per la creazione di capacità generativa alternativa di nuove centrali-

“Più anticipi il phase out , più devi pagare” : è quanto detto dal Ministro Calenda.

5. Fonti rinnovabili per metà dell’elettricità nel 2030

Il nuovo corso energetico dell’Italia decarbonizzata prevede per il 2030 una quota di energie rinnovabili pari al 27%.

Ciò significa che nel 2030 le rinnovabili copriranno metà della domanda di energia elettrica.

La strategia messa in atto dall’Italia sta funzionando.

La quota italiana di energie rinnovabili è oggi del 15% circa, una percentuale maggiore a confronto della media dei paesi del G20.

Nel piano di riconversione del sistema energetico italiano in un sistema decarbonizzato elaborato dalla SEN le fonti rinnovabili elettriche avranno la parte principale.